Nella mia fine è il mio principio…
Iniziamo dalla fine – che spiega perché oggi il sito archeologico di Castelseprio è così importante. Nel 1287 la cittadella fortificata ed il borgo fuori le mura sono attaccate e distrutte durante le guerre fra Visconti e della Torre per la Signoria di Milano. Il vescovo Ottone Visconti decreterà che nessuno dovesse più abitare l’area. Solo le chiese, il battistero, e pochi edifici legati al culto saranno risparmiati.
Questo tragico avvenimento, come altri nel passato, farà sì che il sito rimanga “congelato” nel tempo, e rimanga una testimonianza dell’età alto-medioevale e di quelle che l’hanno immediatamente preceduta, in questo caso quella carolingia, longobarda e tardo-romana.
Castelseprio però non è Pompei. Le distruzioni della guerra, l’esposizione agli agenti atmosferici, l’incuria, e i saccheggi nel tempo hanno fatto sì che oggi esistano solo rovine, in gran parte ancora coperte dalla vegetazione. Gli edifici religiosi, rimasti in piedi e parzialmente attivi sino al XVI secolo, avrebbero poi seguito la stessa sorte. Con la notevole eccezione di Santa Maria foris portas.
Il sito è stato riscoperto solo alla fine degli anni ’40 del secolo scorso, e una parte, ad esempio la chiesa del monastero di Torba, è stata recuperata solo grazie all’intervento del FAI negli anni ’70.
Per questo consigliamo a chi visita questi luoghi di arrivare preparato per una corretta lettura del sito, o di affidarsi ad una visita guidata. Bisogna ricorrere un po’ all’immaginazione per tornare indietro nel tempo e rivivere questa cittadella fortificata – castrum o castello – circondata da mura lunghe quasi un chilometro e dotata di torri di guardia, costruita su un’altura che permetteva di controllare le vie di comunicazione tra Como e Novara, e dalle Alpi verso Milano. È probabile che facesse parte di una linea difensiva costruita nel quarto o quinto secolo dell’era moderna, quando Milano era capitale imperiale e la pressione delle tribù germaniche si faceva più forte.
Nel periodo successivo, quello gotico-bizantino, e poi in quello longobardo, quella che ormai era diventata una civitas, allora chiamata Sibrie o Sibrium perse in parte il suo scopo militare, e si espanse anche fuori dalle mura, dando vita al borgo, e diventando il centro amministrativo del Contado del Seprio.
Il castrum è la parta sinora più nota. Vi si accede oggi da un viale che costeggia dove una volta si trovava il ponte di accesso, e la torre semicircolare con la porta di ingresso. Rimangono i piloni del ponte – che doveva essere in legno, e fa pensare alla presenza di un fossato difensivo – e il basamento della torre.

La basilica e il battistero
Oggi le rovine più imponenti sono quelle della basilica di S Giovanni Evangelista (VI/VII secolo), ed è un buon punto per cominciare la visita. Bisogna immaginarsi una chiesa a pianta rettangolare a tre navate, all’inizio senza gli absidi. Quello principale, che è rimasto ben visibile, fu aggiunto in età longobarda, quello più piccolo in età carolingia. Il presbiterio era recintato da plutei1, e forse sopraelevato, come in molte chiese dell’epoca2. Finestre in vetro unito da listelli di piombo, e lampade ad olio in vetro e metallo illuminavano la chiesa.
Rimangono in piedi parte dei muri laterali, e della struttura dell’abside. L’ultima opera di demolizione dell’edificio è piuttosto recente, metà del XIX secolo, per ricavare materiale da costruzione. Gli edifici medioevali erano spesso giudicati di “niun valore artistico”3 persino da “esperti” che non riuscivano più a vedere oltre il Rinascimento o il periodo Classico, considerando il resto “arte barbara”.
Nel 2021-2023 l’Università di Padova ha effettuato una campagna di scavi che ha interessato l’area dell’abside e del presbiterio della basilica. Sono stati trovati indizi di una chiesa preesistente, coeva al battistero, e di livelli riferibili alla tarda età del bronzo.
Sono state rinvenute delle tombe aristocratiche, ed è probabile che sotto ce ne siano di più antiche di quelle finora indagate. Non sappiamo se la chiesa nella conformazione originale avesse una cripta sotto il presbiterio.
Tenete presente che nel momento un cui scriviamo Castelseprio è un sito archeologico “attivo”, e diverse università (al momento, oltre Padova, la Cattolica di Milano e Chieti) conducono campagne di scavo. Pertanto è possibile che troviate durante una visita uno scavo attivo, o un’area di scavo transennata e/o coperta per una campagna successiva.




Accanto al lato sud della basilica era stata costruita una grande cisterna per immagazzinare l’acqua piovana raccolta dal tetto della basilica. Una riserva sicuramente importante per una struttura nata a scopo militare. La cisterna era coperta da una volta a botte. Un pozzo era collegato alla cisterna, ma l’apertura con l’arco a fungo che li collegava fu murata già nel passato.
Dietro l’abside si trovava un’area cimiteriale, con le tombe disposte in modo non ordinato. Dal lato sud-est della chiesa si accede al cimitero, che si trova ad un livello più elevato di quello circostante, tramite un’elegante scalinata semicircolare, appoggiata a sinistra alla base di una delle torri quadrate, forse riutilizzata come torre campanaria. Le tombe furono scoperte e scavate negli anni ’60, e rimangono le lastre tombali, come la grande lastra con incisa una croce-spada. Sono di varia tipologia e varie epoche, sembra che il cimitero rimase in uso anche dopo la distruzione del castrum.



Sull’altro lato dell’abside si trova il battistero, ottagonale, dedicato a S. Giovanni Battista. Si ipotizza che possa essere il più antico degli edifici religiosi. Sono rimasti solo bassi resti dei muri, ma conserva ancora due vasche battesimali, una ottagonale con il rivestimento in marmo, ed una circolare. Non è chiaro se le due vasche fossero destinate a riti diversi (siamo nell’era dell’Arianesimo), o se la vasca circolare fosse al servizio di quella ottagonale. Lungo un muro e nell’absidiola ci sono resti ben conservati del pavimento originale in opus sectile4, a esagoni neri e triangoli bianchi. Il battistero ha un ingresso sul lato nord, e in seguito fu creato una accesso diretto con la chiesa sulla sinistra dell’abside. Oggi il battistero è protetto da una speciale copertura per proteggerlo dagli agenti atmosferici, senza però intralciarne la visita.



Vicino al battistero, e un po’ oltre verso est, si trovano i resti di due costruzioni a tre vani indipendenti, probabilmente utilizzate dagli addetti al culto.
Quella più vicina al battistero (edificio VI) si ritiene assegnata al personale laico, e da frammenti di pavimento in malta trovati nel materiale crollato, doveva avere anche un piano superiore, almeno per i due vani a nord. Quello meridionale ha una costruzione meno curata, e potrebbe essere stato aggiunto più tardi. Nel vano centrale è stato trovato un focolare.
Quella più lontana, della quale sopravvive uno dei muri laterali, è chiamata Casa dei Canonici, perché meglio costruita e più riccamente decorata (pareti interne dipinte, ne restano solo frammenti) , e si ritiene pertanto assegnata al personale religioso. È possibile che fossero presenti dei portici in legno.




Oltre la Casa dei Canonici, sulla sinistra, si trova quello che rimane della torre nord-est. Le torri sono esattamente quadrate, e le misure corrispondono a quelle romane. Alcuni studiosi pertanto ipotizzano che siano le prime strutture costruite sul sito. La presenza di una fossa-focolare vicino alla torre di sud-est, trovata sotto le tombe del cimitero, potrebbe corroborare questa ipotesi.
La torre di nord-ovest la si trova tornando indietro, oltrepassando l’edificio VI, vicina al tracciato del muro difensivo. In quest’area sono stati rinvenuti anche dei reperti risalenti alla civiltà di Golasecca, testimoni che il sito era già frequentato in età protostorica. Altre torri erano presenti lungo le mura, ad intervalli regolari.
L’enigmatico S. Paolo
Tornando indietro verso la basilica di S. Giovanni, subito a sud, troviamo le rovine di quello che a nostro avviso potrebbe essere stato l’edificio più interessante del castrum, la “chiesa” di San Paolo. È un edificio a pianta esagonale, con un abside a est, ed era dotato di un loggiato superiore sorretto da semicolonne nei muri che ancora si vedono. e da sei colonne centrali ora scomparse. Oltre alle finestre ad arco, un tiburio con sei oculi illuminava dall’alto l’edificio.
Non è chiara la sua funzione, se si trattasse di un battistero, di un mausoleo o di una chiesa privata. Fonti storiche indicano che potrebbe essere stato costruito sopra un preesistente edificio romano, forse collegato ad un culto dell’acqua legato ad una sorgente.


Purtroppo oggi rimane veramente poco, essendo stato in gran parte demolito per usarlo come sorgente di materiale da costruzione a partire dal XVIII secolo. Era comunque già in pessimo stato ai tempi di Federico Borromeo, che prima ne ordinò la demolizione, salvo poi ripensarci data l’antichità, ma con il trasferimento della pieve non furono mai effettuati i richiesti lavori di ripristino.
Che noi si sappia, al momento in cui scriviamo l’area non è stata ancora indagata, magari scavi futuri riserveranno qualche sorpresa.
Gli edifici civili
Terminata la visita degli edifici sacri, è tempo di dedicarsi a quelli civili. Gli scavi effettuati da archeologi polacchi negli anni ’60 del secolo scorso hanno individuato un quartiere abitativo a sud-est, con evidenze di diversi incendi e successive ricostruzioni.
La casa medievale I è un grosso edificio di circa 190 metri quadrati, di forma trapezoidale irregolare. I due ambienti meridionali (sulla sinistra) danno su un’ampia area centrale, probabilmente porticata. Nell’angolo in fondo a destra una scala dava accesso ad un piano superiore. La costruzione è stata trasformata più volte. Gli scavi effettuati dall’Università Cattolica nel 2021-2022 oltre a rinvenire alcuni manufatti, tra i quali una picozzina, potrebbero aver rilevato un piano d’uso più antico di quello longobardo, di possibile età gotica, ancora da indagare.



La casa medievale II, detta anche “Piccoli” (dall’archeologo che la mise parzialmente in luce negli anni ’70) si trova sul viale principale di fronte a S. Paolo. Poteva trattarsi di un laboratorio artigianale, perché sono stati trovati resti di lavorazione del piombo. Gli scavi condotti nel 2021 dall’Università di Chieti però non sono stati in grado di rilevare resti delle strutture produttive, ma ci sono altri ambienti da indagare. Doveva essere comunque un edificio di un certo prestigio, probabilmente a due piani. Curiosa la pietra usata come soglia, una pietra di reimpiego con sei fori circolari allineati.
Attraversando il vasto prato che porta verso l’Antiquarium, sulla destra si nota un largo spiazzo, al termine del quale è posta la casa forte. La casa forte è così chiamata perché si tratta di un edificio quadrangolare dai possenti muri perimetrali (un metro e mezzo di spessore), situato lungo le mura dove il pianoro forma uno sperone, e le mura seguono un tracciato a U. Il luogo è un buon posto di osservazione verso la valle dell’Olona, pertanto si presuppone che fosse un edificio civile importante, forse la sede del comandante militare o civile, o anche un posto di guardia, dotato di più piani collegati da scale.
L’antiquarium
Tornando indietro e riprendendo il cammino verso destra si raggiunge l’Antiquarium, ospitato in quello che una volta era il convento (poi ridotto a cascina) di S. Giovanni, probabilmente francescano del XIII secolo.


È costituito da un edificio più antico che è stato successivamente ampliato, includendo anche una chiesa. Ora appare circondato da alte mura che racchiudono un cortile a sud, e gli ambienti nord ed est. Dietro questo edificio la cinta muraria scende verso la torre di Torba.
Oggi è diventato l’Antiquarium dove sono esposti i reperti rinvenuti nell’area. Poiché l’Antiquarium osserva orari diversi da quelli del Parco, se volete visitarlo vi consiglio di verificare.
S. Maria foris portas
È l’unico edificio giunto fino a noi quasi intatto, sebbene in stato di abbandono. La si raggiunge uscendo dal castrum, e prendendo il sentiero a destra dopo l’infopoint, e la si raggiunge dopo una breve camminata. Questa era l’area del borgo fuori le mura, ora completamente scomparso e nascosto dalla vegetazione. Durante gli scavi a partire dal 2021, l’Università Cattolica ha iniziato ad indagare quest’area, scavando alcune delle abitazioni. Almeno una dovrebbe essere messa in condizioni di rimanere visibile e visitabile.
La chiesa è piccola, e si ipotizza che potesse essere la chiesa privata di una famiglia altolocata. Ha pianta quadrata, con tre absidi sui lati nord, est, e sud, e un atrio che si apre vero ovest. Gli absidi laterali sono stati ricostruiti, dopo essere stati distrutti in passato. All’interno era presente un pavimento in opus sectile molto simile a quello del battistero, visibile in parte. Nell’atrio e attorno alla chiesa sono state rinvenute delle tombe, tra le quali una di un personaggio di rango (sono stati rinvenuti fili d’oro di un abito), purtroppo violata in passato.


Questa piccola chiesa “sperduta” è diventata famosa a livello internazionale per il ciclo di affreschi scoperto nell’abside. Ricoperto in passato da strato di calce, e riscoperti solo nel 1944, si è conservato abbastanza da rappresentare un eccezionale esempio della pittura altomedievale. La datazione è ancora incerta, sono state proposte datazioni dal VI secolo al X. Gli affreschi, che rappresentano scene della natività, alcune ispirate ai vangeli apocrifi (es. la Prova delle acque amare), si ipotizza siano stati realizzati da un artista dell’area mediterranea-bizantina.
Castelseprio è entrato a far parte nel 2011 dei patrimoni UNESCO, come parte dei siti de “I Longobardi in Italia – i luoghi del potere“
Note
- Balaustra in pietra ↩︎
- Ad esempio la basilica di Agliate, che però è un poco più tarda (IX-X secolo), o la Basilica di Galliano (X secolo) ↩︎
- La basilica e il battistero di Galliano a Cantù rischiarono una sorte simile. Per fortuna i danni si limitarono ad una navata, la torre campanaria e a parte degli affreschi ↩︎
- Lastre di marmo tagliate e poi disposte ad intarsio. Era tecnica costosa e prestigiosa. ↩︎
Come arrivarci
Il parco archeologico si trova nei boschi a nord del comune di Castelseprio. Seguire via Castelvecchio fino a raggiungere l’ingresso del parco, dove c’è un piccolo parcheggio. Si può lasciare la macchina anche al parcheggio più grande a 10 minuti a piedi dal parco. L’ultimo tratto di strada è stretto e non si può parcheggiare lungo la carreggiata.
Consigliamo di controllare gli orari di apertura. Il parco potrebber non essere aperto tutti i giorni festivi (incluse le domeniche), l’Antiquarium e la chiesa di S Maria Foris Portas possono seguire orari diversi.
Fonti
- Parco Archeologico di Castelseprio e Torba http://archeologiamedievale.unisi.it/castelseprio/
- Parco Archeologico e Antiquarium http://www.antiquarium.castelseprio.beniculturali.it/index.php?it/1/home
- Treccani, Enciclopedia dell’ Arte Medievale (1993) https://www.treccani.it/enciclopedia/castelseprio_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Medievale%29/
- LombardiaBeniCulturali, Chiesa di S. Paolo (rovine) https://www.lombardiabeniculturali.it/architettureschede/LMD80-00786/
- Fra tombe antiche e analisi sismiche, a Castelseprio non si finisce mai di scavare https://www.varesenews.it/2022/09/fra-tombe-antiche-analisi-sismiche-castelseprio-non-si-finisce-mai-scavare/1496534/
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